Ancora molto forte il divario tra minori del nord e sud Italia: è quanto emerge dal 7° Atlante dell’Infanzia (a rischio) di Save the Children Italia. Il rapporto, presentato a Roma a pochi giorni dalla Giornata mondiale per i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, riporta una fotografia dettagliata delle condizioni di vita dei minori italiani, attraverso dati e grafici elaborati in collaborazione con l’Istat.

Il primo dato che salta all’occhio riguarda la povertà assoluta di bambini e bambine che, in particolare, nel Mezzogiorno colpisce più di una famiglia con bambini su 10. In totale i minori in povertà assoluta nel Sud della nostra Penisola sono circa 450.000. Ma cosa significa vivere in povertà assoluta? Secondo Save the Children vuol dire vivere in case umide e ammuffite, essere sotto sfratto, non avere la corrente elettrica, non avere accesso ad almeno un pasto proteico al giorno, non possedere giochi e non avere uno spazio adeguato dove fare i compiti, non poter partecipare alle gite scolastiche o fare una settimana di vacanza.

Campania

In Campania la percentuale dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato la scuola, tocca il 18,8%, un dato superiore alla media nazionale che è del 14,7%. Un alunno di 15 anni su 3 non raggiunge le competenze minime in matematica e lettura. In Campania, il 35,8% degli alunni di 15 anni non raggiunge le competenze minime in matematica e il 28,2% in lettura, risultati peggiori rispetto alla media in Italia (24,7% in matematica e 19,5% nella lettura). 3 bambini su 4 tra i 6 e i 17 anni non hanno visitato mostre o musei nel 2015 (70%), mentre più di 4 su 5 non sono andati a concerti musicali (81,9%). Infine è, inoltre, 1 bambino su 5 tra gli 8 e i 9 anni, ad essere obeso (19,2%) mentre 1 su 3 è in sovrappeso (28,6%). Dati che consegnano alla Campania la maglia nera per l’obesità infantile.

Calabria

In Calabria, la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media tocca il 16,1%, mentre quasi un alunno di 15 anni su due non raggiunge le competenze minime in matematica e più di uno su tre in lettura. Più di tre bambini calabresi su quattro, tra i 6 e i 17 anni (77,2%), non sono mai andati a teatro nel 2015, più di uno su due non ha mai letto almeno un libro (62,6%) e quattro su cinque non hanno visitato monumenti e siti archeologici (78,2%). Più del 38% dei bambini e dei ragazzi calabresi minori di 17 anni risultano inoltre in povertà relativa, una percentuale molto più alta della media in Italia (20%) e più bassa solo della Sicilia (40,7%). Inoltre, dato molto preoccupante, in provincia di Reggio si registra la percentuale più alta in Italia di bambini e ragazzi minori di 17 anni che risiedono in comuni sciolti per mafia (64% sul totale dei minori residenti nella provincia) e quasi un minore su due (45,8%) vive in comuni in dissesto o riequilibrio finanziario.

Puglia

“In Puglia la percentuale dei bambini e dei ragazzi fino a 17 anni in povertà relativa supera di molto la media italiana: il 32% rispetto al 20%. La ricerca sottolinea poi che i bambini pugliesi dai 6 ai 17 anni che non hanno visitato monumenti o siti archeologici sono più di 4 su 5 (84,4%), mentre 3 su 4 non sono andati a mostre o musei (74,3%). In Puglia, inoltre, i dati dei minori in Comuni con dissesto o riequilibrio finanziario sono particolarmente allarmanti: contro una media nazionale del 7,4% (minori 0-17 anni sul totale della popolazione), nella provincia di Foggia i minori che vivono in comuni con dissesto o riequilibrio finanziario sono il 26% mentre in quella di Taranto toccano addirittura il 33,6%. In Puglia la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandona precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media, supera la media nazionale (16,7% contro 14,7%), nonostante negli ultimi 10 anni il tasso di dispersione scolastica si sia notevolmente ridotto del 12,2%. La Puglia, si legge nella ricerca, presenta una percentuale molto alta (52,1%) di adulti tra 18 e 64 anni con livelli di scolarizzazione bassi: praticamente uno su due. Inoltre, più di 1 alunno di 15 anni su 4 (26,3%) non raggiunge le competenze minime in matematica e quasi 1 su 5 in lettura (16,7%). La regione pugliese infine risulterebbe essere una delle regioni con il più alto tasso di adulti (25-64 anni) con al massimo la licenza secondaria inferiore (52,1%), per un dato “di quasi 12 punti più alto della media nazionale (40,5%)”.

Sicilia

La Sicilia è la prima regione per abbandono scolastico. In Sicilia un giovane su 4 tra i 18 e i 24 anni (24,3%) interrompe gli studi precocemente, fermandosi alla licenza media inferiore. Inoltre, circa un alunno 15enne siciliano su 3 non raggiunge le competenze minime in matematica e in lettura e più di 1 bambino o ragazzo tra i 6 e i 17 anni su 2 non legge neanche un libro all’anno. Ad esporre i piccoli al pericolo povertà ed esclusione sociale è anche il titolo di studio dei genitori, almeno per 6 minori italiani su 10, e la Sicilia è particolarmente a rischio, dato che la metà degli adulti dell’Isola tra i 25 e 64 anni è ferma alla licenza media inferiore.

Il 7° Atlante dell’Infanzia (a rischio) riporta un quadro per niente incoraggiante, ma se è vero che dati e statistiche permettono di avere un quadro chiaro della situazione – come ha giustamente sottolineato Valerio Neri, direttore di Save The Children Italia, è altrettanto vero che in Italia e in particolare nelle regioni del Sud i minori possono essere la leva per il cambiamento. Raccontare le loro condizioni di vita è solo l’inizio di quel complicato, ma doveroso percorso che deve permettere a ragazzi e ragazze di affrancarsi dalla povertà.

La drammaticità dei dati riportati dal 7° Atlante dell’Infanzia di Save the Children sulla condizione di vita di un elevato numero di minori che vivono nel Mezzogiorno, rilancia con forza la necessità del varo di uno specifico patto strategico per i bambini e i ragazzi delle aree più degradate del Sud. Un piano da sostenere nel quadro del cosiddetto “Masterplan per il Mezzogiorno” che al momento è basato solo su opere pubbliche e che non prevede un intervento sistemico di infrastrutturazone sociale che metta al centro i minori del sud e le loro esigenze”, commenta Francesco Mollace, portavoce nazionale della rete Crescere al Sud.