Investire su bambini e bambine sin dalla primissima infanzia: le richieste di Cas alle istituzioni della Campania

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Rendere più semplice l’accesso ai servizi a sostegno dei neogenitori e di quelli che lo stanno per diventare, in particolare le famiglie svantaggiate, attraverso un approccio integrato verso il tema della prima infanzia, partendo della gravidanza fino ad arrivare al terzo/sesto anno di vita dei bambini: è quanto chiedono alle istituzioni locali le realtà del terzo settore aderenti al coordinamento campano di Crescere al Sud.

Puntare sui minori è un investimento sociale strategico, soprattutto in regioni come la Campania, dove le situazioni di povertà e svantaggio, se non affrontate tempestivamente, possono produrre ulteriore marginalità ed esclusione.

Il Piano Legislativo Regionale pone una serie di obiettivi e linee guida che andranno declinati nei territori e sui quali andrà esercitato un controllo ed un’advocacy adeguati. La gravidanza è un fenomeno strettamente privato e in linea di massima le istituzioni non sono in grado di intercettare donne in attesa a meno che non si rechino spontaneamente presso ospedali, consultori, asl e così via. E se questo non accade fino alla nascita o addirittura oltre, lo stato e le sue istituzioni non sono al corrente dell’esistenza di una nuova vita e non possono tutelarla.

È per questo motivo che la rete di associazioni aderenti a Crescere al Sud chiede alle istituzioni di creare dei presìdi territoriali integrati, in cui i genitori possano trovare tutto ciò di cui hanno bisogno, dal consultorio al pediatra di base, dal nido a luoghi destinati alla socializzazione per le famiglie, per sentirsi effettivamente all’interno di una comunità su cui poter contare. Il che significa in automatico creare una rete di sostegno e una comunità attorno al minore dai suoi primi giorni di vita se non addirittura dalla gestazione.

Il primo passo da compiere è quello di istituire un registro della maternità grazie al quale individuare sin dalla gestazione donne in gravidanza e poterle sostenere adeguatamente. Poi saranno necessari dei presidi di contatto-accoglienza per le neomamme nei punti nascita per individuare situazioni a rischio e orientare i neogenitori ai servizi territoriali. Infine, per non rendere vani questi sforzi, bisognerà strutturare progetti familiari personalizzati per le condizioni di maggiore disagio attraverso tutor educativi ed equipe multidisciplinari.

Le associazioni del coordinamento campano di Crescere al Sud, inoltre, chiedono il diritto alla scuola sin dalla primissima infanzia. Fino ai 3 anni, infatti, i bambini non hanno diritto alla scuola, intesa come luogo di apprendimento e socializzazione che si rivelano fondamentali sin dai primissimi giorni di vita. L’asilo nido è un luogo fondamentale non solo per il genitore ma anche per il bambino. Per questo non dovrebbe essere un servizio a pagamento per le famiglie e per i bambini.

Se davvero si vuole offrire sostegno alla genitorialità, concludono le realtà del terzo settore, è necessario rafforzare i sistemi di lavoro integrato e le collaborazioni tra pubblico/privato. Ospedali, asl, consultori e nidi, pur facendo parte di un medesimo sistema, spesso non comunicano tra loro. Con un network consolidato, invece, si potrebbe davvero affrontare in modo efficace ogni situazione critica e offrire un sostegno a 360 gradi a chi ne abbia bisogno.